E’ sempre bello assistere alla nascita di una nuova caffettiera, specie quando il committente di nome fa Lavazza e il progettista Cino Zucchi. L’azienda torinese in campo di progettazione e realizzazione di machine per il caffè non è seconda a nessuna e infatti in questo bolg ne abbiamo parlato più volte, basti pensare a Carmencita e alla chiacchierata fatta con Florian Seidl, il Design Manager di Lavazza.
Dopo alcuni anni dal Sud America di Camencita Lavazza si sposta in Medio Oriente con Aladina, un cambio di scenario sempre vicinissimo ai luoghi di origine del caffè. Il nome del personaggio di una favola esotica trasfigurato al femminile identifica un oggetto che aspira alla semplicità e alla familiarità delle suppellettili di casa.
La silhouette di Caballero e Carmencita, la caratteristica A trapezia del logo Lavazza ma soprattutto il profilo e il manico ad anello della sua tazzina sono le matrici di una forma semplice: il tronco di cono della base di Aladina rovesciato nella sua porzione superiore che prende la fisionomia di un cilindro, di una brocca o di una lampada fatata a seconda dei punti di vista.
Le forme del coperchio e del manico in resina blu scuro – un “raddoppio” del suo manico tondo facilita l’atto del versare la bevanda magica – generano risonanze e associazioni libere con quelle del corpo che le afferra.
La sofisticazione tecnica dell’oggetto caffettiera e il suo filtro brevettato capace di distillare un caffè dal gusto unico sono celati dietro un meccanismo semplice, capace di riflettere l’intimità della casa e i momenti conviviali nella finitura specchiata del suo acciaio inossidabile, accompagnando la nostra vita per molti anni a venire.