Florian Seidl è il Design Manager di Lavazza, con lui ho fatto una lunga e interessantissima chiacchierata e le informazioni e i concetti che ne sono usciti sono stati per certi aspetti illuminanti per chi come me sta conoscendo pian piano questo ramo della progettazione industriale. Florian, ha un percorso sia formativo che professionale di altissimo livello e i frutti dei progetti a cui ha preso parte sono oggetti che fanno parte della nostra vita quotidiana. Gli ho fatto una serie di domande da cui è nato questo post.
Ciao Florian, puoi raccontarci il tuo percorso formativo?
Sono arrivato nel mondo del design quasi per caso. Sono sempre stato bravo a disegnare e fin da piccolo sapevo che sarebbe stata una cosa con cui avrei potuto lavorare, ma non conoscevo il mestiere del designer, anche se ora mi sembra ovvio che tutti gli oggetti che tocchiamo devono essere prima disegnati. Da ragazzino pensavo più a un percorso come grafico o architetto ma poi tutto è avvenuto per caso. Volevo fare la scuola d’arte a Vienna, ma contemporaneamente ho fatto la domanda di ammissione alla scuola di disegno industriale a Linz, mi hanno preso e tutto è iniziato da lì. Ora con il senno di poi so di aver fatto la cosa giusta.
Quali sono state le tappe più importanti della tua carriera?
Da un punto di vista formativo l’università è stato uno dei momenti più importanti, è grazie a essa che ho iniziato a fare piccoli stage in alcuni studi. Poi ho avuto la fortuna di fare un periodo di studio al Politecnico di Hong Kong, un’esperienza che mi ha dato moltissimo in termini di apertura mentale. Hong Kong è stato il trampolino di lancio per uno stage in FIAT, il design automobilistico è sempre stato una mia passione e per migliorare in quest’ambito sono andato a Londra dove ho fatto un master in transportation design presso il Royal College of Art. Dopo questo master sono ritornato in Italia dove ho iniziato a lavorare presso il Centro Stile FIAT. Lì coprivo il ruolo di senior exterior designer e ho partecipato a varie progetti diversi per il brand Fiat. Tra cui la nuova Panda, la Panda Cross la 500L e la 500S.
Come sei arrivato in Lavazza
Dopo il periodo in FIAT ho accettato di diventare responsabile per il design in Lavazza, un bellissima opportunità ma anche una sfida perché nel 2015 Lavazza non aveva un ufficio design al suo interno, questo significava che dovevamo sviluppare e consolidare in tutte le sue parti sia il linguaggio formale che l’iconografia. Ora dopo sei anni siamo diventati un piccolo team che segue il prodotto dalla sua ideazione fino alla produzione. Lavoriamo con un mindset e aspettative altissime, e in un certo senso sto applicando al mondo delle macchine del caffè tutto quello che che ho imparato sulle automobili.
Ci parli delle linee con cui è stata progettata Lavazza A Modo Mio?
Le linee con cui è stata progettata Lavazza A Modo Mio cercano di esprimere l’identità del brand, i nostri prodotti vengono disegnati e realizzati con la mente, con le mani e con il cuore.
Sono oggetti che devono essere ergonomici e non troppo tecnici, prestiamo estrema attenzione ai materiali ai dettagli e alla qualità. La nostra ambizione è quella di creare un design solido e con tanto carattere, moderno e con un tocco umano.
Un progetto di cui ti vorrei parlare è quello che ci vede in partnership con SMEG. La nuova macchina della famiglia A Modo Mio combina l’expertise del mondo dell’espresso di Lavazza con l’iconico stile di SMEG. Un oggetto esclusivo nato dalla collaborazione tra due brand che da sempre rappresentano nel mondo l’eccellenza italiana nel design e nell’innovazione.
La migliore espresso experience è garantita da un’interfaccia facile e intuitiva che, con un solo tocco, consente di scegliere tra un tradizionale espresso e un espresso lungo. Con il sistema A Modo Mio tutto è pensato nei minimi dettagli: la selezione delle miscele, tostate e macinate ad arte; la grammatura di caffè in ogni capsula; la pressione perfetta dell’acqua; la temperatura e l’estrazione lenta.
Ci parli di Carmencita, la moka iconica di Lavazza?
Per me il caffè al mattino è quello fatto con la moka. Il profumo, i gesti, i suoni, questo sistema di estrazione ha una sua ritualità. A casa ho diverse macchine tra cui una Carmencita che è quella che utilizzo sempre. Questa macchina è parte della storia italiana è un’icona ispirata al personaggio del Carosello e disegnata da Zanuso nel 1979.
Oltre la forma, la caratteristica di questa moka sta nel manico posizionato a 90 gradi che permette un’impugnatura migliore, più ergonomica.
Lavazza ha lavorato con il Politecnico di Torino per un restyling della Carmencita (ndr attualmente in commercio) inoltre il nostro training center ha sviluppato un variante alla classica versione che si chiama Carmencita Pro che ha al suo interno un particolare filtro mediante il quale si riesce ad estrarre il caffè in modo migliore, preservando la parte più nobile ed equilibrata del chicco.
Quale come sarà il futuro delle macchine da caffè?
Credo che l’argomento sia da affrontare in modo più globale parlando del futuro del product design. La funzionalità e la qualità saranno sempre alla base e l’utente con i suoi bisogni e desideri sarà sempre al centro. Importantissima sarà l’user experience, come interagiamo e comunichiamo con il prodotto. Sarà sempre più importante l’evoluzione delle società, dobbiamo avere sempre uno sguardo al futuro. Noi oggi progettiamo oggetti che verranno realizzati e commercializzati in un arco di tempo non sempre breve, anche se negli ultimi anni i tempi che vanno dalla progettazione alla vendita si stanno accorciando sempre più.
Conclusioni
Da tutto quello che Florian mi ha raccontato emerge un elemento molto importante: Il design di un prodotto è il risultato di un processo molto complesso. Legato all’evoluzione del mercato, ai gusti del consumatore, ma anche a tante altre aspetti come funzionalità, ergonomia, nuove tecnologie, materiali e fattibilità. Il risultato finale è spesso un compromesso ed è influenzato da tantissime variabili.