Premetto che ogni legge porta con se effetti positivi, ma alcune volte anche negativi. E’ proprio questo il caso della legge europea sulla deforestazione entrata in vigore a giugno 2023. Un provvedimento europeo che vieta la vendita all’interno dell’Unione Europea di prodotti la cui coltivazione comporta la deforestazione in Paesi terzi. L’intento di questa normativa è quello di spingere questi Stati a fermare la perdita di biodiversità nel mondo, un obiettivo sicuramente di valore ed encomiabile.
Tuttavia, la legge ha sollevato anche alcune preoccupazioni, si teme infatti che il divieto possa portare allo spreco di grandi quantità di prodotti già immagazzinati nei magazzini europei. Le cifre in ballo sono considerevoli con un impatto negativo sull’ambiente e sull’economia, a questo proposito ho raccolto il pensiero di Adriano Cafiso, membro del Centro Studi Caffè e voce autorevole in tema di sostenibilità ambientale.
“La legge che entrerà in vigore nel 2024, scritta per impedire le importazioni in Europa di prodotti legati alla deforestazione, fa riferimento nel regolamento al fatto che le importazioni sono vietate da terreni deforestati dopo il 31 dicembre 2020, data recentissima che paradossalmente favorirebbe l’importazione del caffè da paesi quali il Brasile, la Colombia, l’Honduras e il Vietnam, già maggiori esportatori, che nell’ultimo secolo hanno deforestato di più i loro territori ma che usufruiscono all’interno di migliori organizzazioni atte a dimostrare l’impegno degli ultimi anni. Gli altri paesi, più poveri e meno organizzati, dove il rischio di deforastazione è anzi più alto e la biodiversità da difendere maggiore, come ad esempio l’Etiopia, il Perù, l’Uganda e il Congo ne risulteranno svantaggiati. Credo e spero comunque, viste le difficoltà di applicazione e controllo, che la legge sarà in qualche modo cambiata o prorogata”