Patrizio Cionfoli è uno dei nomi più importanti del design industriale italiano, sono riuscito a contattarlo e scambiare quattro chiacchiere, abbiamo parlato della sua formazione accademica e del suo lavoro. Leggendo l’intervista capirete perché quello che ha fatto e che sta facendo si incrocia con il mondo del caffè che più di una volta ho raccontato in questo blog. Cionfoli ha collaborato in Olanda con Lou Beeren professionista che nel mondo del design viene simpaticamente chiamato Mr. Coffee Maker, suoi il Caffè duo di Philips e Caffè Gourmet.
Attualmente è Director of Design & Interaction presso lo Studio Volpi, sta lavorando con il suo team con grandi brand del mondo del caffè come WMF, Saeco, Lavazza, Illy. Studio Volpi ha inoltre recentemente realizzato una ricerca, assieme all’ Università Cattolica del Sacro Cuore, che riassume i comportamenti legati al consumo di caffè e individua le tendenze del futuro. Il report si chiama Coffee Culture Report e potete scaricarlo andando qui.
Patrizio, qual è la tua formazione accademica?
Mi sono laureato al Politecnico di Milano, facoltà di Architettura primo corso di Laurea italiano (1993) di Disegno Industriale, il mio percorso è stato incentrato al product design in tutte le sue forme, tra i miei docenti Denis Santachiara, F.Trabucco, Deganello.
Sono sempre stato affascinato dal mix di arte e tecnica, ed ho trovato una combinazione perfetta in questa professione. Nel prodotto industriale la funzione deve essere soddisfatta e l’estetica aumenta il desiderio di avere un oggetto, le cose che acquistiamo ci devono rappresentare, tramite i nostri oggetti parliamo anche di noi, esprimiamo il nostro gusto estetico, nel design ho trovato il modo di parlare delle persone tramite gli oggetti.
Come sei entrato nel mondo del design?
Durante gli anni universitari ho sempre cercato di lavorare negli ambiti architettura/design, avevo fretta di imparare, capire e progettare, insieme ad un caro amico abbiamo aperto uno studio ed iniziato ad offrire il nostro supporto per la realizzazione di plastici per l’architettura, disegni tecnici, mi sono occupato di arredamento, di progettazione degli interni. Dopo aver fatto l’esperienza Erasmus a Londra alla Brunel University, sono stato selezionato per uno stage al Centro Design Whirlpool, la quale mi ha permesso di entrare ancora studente nel mondo del lavoro, al centro design Whirlpool sono passati grandi nomi come Stefano Marzano e Richard Eisermann.
Prima che mi richiamassero in Whirlpool dopo lo stage e laurearmi con la tesi “Protesi Museali” con Arch.Ceppi, ho avuto la fortuna di lavorare in Olanda a Groningen presso lo studio di Lou Beeren, che nel mondo del design viene simpaticamente chiamato Mr. Coffee Maker, suoi il Caffè duo di Philips e Caffè Gourmet.
I primi progetti che mi sono stati affidati erano focalizzati agli interni dei frigoriferi, dove ho avuto la fortuna/bravura di vedere realizzate delle idee dallo sketch alla produzione in pochi mesi.
La mia esperienza in Whirlpool si è conclusa con il ruolo di responsabilità di Global Brand Design Manager per Kitchen Aid, Whirlpool, Hotpoint, Indesit, in cui la definizione del linguaggio dei diversi brand trovano risposta su tutta la famiglia di prodotti. Attualmente ricopro il ruolo di Director of Design & Interaction dello Studio Volpi, in cui il tema del caffè ci vede protagonisti tra grandi brand, come WMF, Saeco, Lavazza, Illy, sia nel domestico che professionale, le sfide che stiamo affrontando ci vedono sempre più protagonisti nel saper innovare tramite design, ingegneria e comunicazione, il massimo per la progettazione dell’esperienza dal prodotto allo spazio.
Puoi raccontarci quali sono stati i progetti più interessanti su cui hai lavorato?
Mi piace ricordare un oggetto che considero ad oggi molto utile, che ha la funzione di igienizzare e rinfrescare i vestiti, lanciato sul mercato con il nome di Prèt à pòrter, un oggetto domestico che mi ha permesso di esprimermi dal punto di vista estetico-formale e sulla quale ho firmato anche il brevetto, un oggetto che tra le altre cose vanta una limited edition presentata alla fashion week di Parigi. Un altro progetto importante è la prima macchina a cialde Lavazza a Modo Mio, in cui con un gruppo di amici, tra cui Matilde Scandroglio, siamo riusciti a vincere con la nostra proposta. L’assegnazione del progetto; la compattezza dei componenti e le azioni riportano ai suoni delle macchine professionali da Bar, e dove i touch point importanti come la maniglia hanno costruito un grande successo per la Lavazza, sono orgoglioso di avere un progetto esposto al museo Lavazza di Torino. Ultimo progetto attualissimo è il progetto di uno showroom a Parigi, in cui abbiamo affrontato il progetto a 360° sia degli spazi, componenti d’arredo, contenuti digitali; la progettazione dell’esperienza ci ha permesso di realizzare un progetto unico e flessibile completamente customizzato, dove tramite IoT posso vivere un’esperienza progettata intorno a me.
Quali sono le forme più adatte che una moka dovrebbe avere?
Le forme che permettano il cambio di stato dell’acqua, basti guardare le ampolle di un laboratorio chimico, sono tutte con superfici curve, questo permette al vapore acqueo di convogliare ed attraversare il caffè a temperatura costante preservando aroma e quindi il gusto; se dovessi dare un suggerimento che debba considerare il risultato finale del gusto del caffè sarebbe sicuramente di evitare angoli e superfici lineari.
Quali sono i fattori che influenzano maggiormente la progettazione di una macchina da cucina?
Gli elementi sono diversi, come per esempio user target; chi utilizzerà il prodotto? Oppure elementi più estetici come il contesto, o quanta tecnologia possa ospitare, fattori dimensionali/spazio, ogni progetto deve sostanzialmente tenere conto di tutti gli ingredienti e come un bravo cuoco servire un ottimo piatto da soddisfare tutti i sensi.
Quali sono le tendenze del prossimo futuro in tema design?
Credo che ci siano sfaccettature diversificate di consumatori, vedo più opportunità di espressione in diverse direzioni, sicuramente la purezza dei linguaggi come possiamo trovare in brand come Xiaomi o facilmente vediamo nelle composizioni visive di Instagram, lascerà spazio ad interpretazioni anche decorative e cariche di carattere come esprimono bene Antonio Aricò nel suo essere designer delle tradizioni o Elena Salmistraro nei suoi pezzi unici. Il desiderio del pezzo unico (quindi dedicato, fatto per te) è sempre stato uno dei dilemmi del designer che si trova tra il desiderio di realizzare un’opera d’arte per tutti che porta alla realizzazione in serie e quindi non più arte. Chi progetta, ha il privilegio di suscitare emozioni attraverso i progetti, le tendenze possono essere legate ai colori, oppure al concetto di contemporaneo, ma più è carico di emozioni più avrà dato un senso al progetto e forse anche al suo successo.
Conclusioni
Durante la nostra chiacchierata Patrizio Cionfoli mi ha raccontato che una delle prima cose che viene fatta disegnare nel corso di Disegno Industriale e la caffettiera moka. Una cosa interessantissima, perché ci dice che ormai la caffettiera fa parte della nostra tradizione e della nostra cultura (anche accademica) a pieno titolo.