Di Andrea Minessi
Le caffettiere, per la loro versatilità e la possibilità di impiego di diversi materiali negli anni sono state declinate per celebrare non solo il design fine a se stesso ma anche marchi ed a volte festività.
Un esempio forse poco noto ma sicuramente gradevole ed anche divertente è la simpatica linea delle caffettiere realizzate con il marchi Mokarte da Adventa s.r.l. negli anni 80 del Novecento per celebrare le tradizionali maschere italiane.
Si tratta di una linea composta da cinque pezzi ove le caffettiere assumono un’insolita connotazione antropomorfa; se è plausibile avere qualche perplessità sull’effettiva praticità di queste moke, indiscussa è l’originalità e anche la qualità che le rende forse più adatte ai fini espositivi e decorativi.
Al di la delle specifiche declinazioni di ciascun soggetto la struttura è sempre la stessa: caldaia in acciaio lievemente satinato (con marchio inciso sul fondo), raccoglitore in ceramica con il braccio sinistro della figura ripiegato sul fianco (a fungere da manico) ed il braccio destro alzato (per ospitare il beccuccio) ed infine la testa asportabile a ricoprire la funzione di coperchio impugnabile.
Moka Pulcinella legata alla città di Napoli
La più nota di queste caffettiere è Pulcinella (anche la più popolare nei mercatini e nelle aste on-line) legata alla città di Napoli e allo storico legame di questa terra con il consumo di caffè. La caffettiera riproduce la tradizionale maschera con il caratteristico berretto a punta, ripiegato, il candido abito e la mascherina nera dai marcati rigonfiamenti in prossimità di gote e sopracciglia. La mano destra, in corrispondenza del foro per versare l’estratto di caffè, è innaturalmente ripiegata sull’avambraccio e rifinita un po’ grossolanamente.

Moka Gianduja Ispirata alla tradizione piemontese
Di discreta reperibilità gode anche la caffettiera di Gianduja ispirata alla tradizione piemontese. La caffettiera riprende i tratti salienti della storica maschera con la lunga giacca color cammello ed il vivace panciotto giallo. La caffettiera porta un bel fiocco al collo: la tradizione solitamente lo proporrebbe verde ma nella moka, forse per sottolinearne la presenza, è rosso. Anche il cappello a tre punte si discosta leggermente dalla raffigurazione canonica mancando la bordatura rossa. Merita invece grande attenzione il volto della statuetta-caffettiera; quello di Gianduja è probabilmente il viso più curato della serie, con lineamenti aggraziati e una raffinata dipintura che disegna le sottili labbra e le gote arrossate.

Moka Balanzone della tradizione bolognese
Decisamente più rara è la caffettiera che celebra il bolognese dottor Balanzone. La tradizione vorrebbe il personaggio tutto in abito nero o, in alcuni casi, agghindato in una veste rosso cupo coperta da un lungo soprabito nero. La caffettiera Mokart, forse per risultare più gioiosa e simpatica, presenta un uomo dalla candida veste segnata da numerosi bottoni e coperta dal soprabito nero. Divertente è il cappello con le tese arrotolate ai lati mentre gli altri dettagli risultano poco curati rendendo questo oggetto il meno apprezzabile della collezione; il viso è piatto e segnato da labbra molto stirate in un ghigno innaturale, la gorgiera è poco curata con le pieghe della stoffa ridotte quasi a semplici sbuffi.

Moka Arlecchino, maschera bergamasca
Ben diversa è invece la vivace caffettiera che ritrae l’allegro Arlecchino. Torna la cura dei particolari che caratterizzano il viso, decisamente più tridimensionale di Balanzone, la mascherina più plastica e l’abito meglio rifinito. Secondo un’interpretazione poco diffusa Arlecchino Mokart veste una giubba senza maniche tutta colorata (peraltro le losanghe gialle, rosse, blu e verdi sono ciascuna divisa in due triangoli conferendo al disegno maggiori leggerezza ed eleganza) dalla quale escono le maniche candide della camicia. Originale anche la soluzione delle spalline rigide a punta e la gorgiera variopinta.

Moka Colombina, la maschera veneziana
Chiude la carrellata la veneziana Colombina, forse il pezzo meno reperibile. La ragazza veste gli abiti tipici del Settecento veneziano, tutti sui tono pastello: la lunga giacca lilla con le spalline a sbuffo, la sopravveste aperta di un delicato azzurro e la semplice veste giallo spento. L’abito della donna mette in risalto la generosa scollatura a taglio orizzontale mentre la ragazza porta i capelli raccolti in uno chignon legato da un semplice nastro. La gorgiera è disegnata dalla ricca piegatura della stoffa mentre il viso, discretamente grazioso, poteva essere un po’ più curato nei dettagli della coloritura.

Chiude questa carrellata una caffettiera che ritrae nuovamente Pulcinella ma di anonima produzione: risulta infatti assente il marchio Mokart Adventa e non vi sono indicazioni sull’origine. Paradossalmente questa caffettiera si dimostra di qualità maggiore rispetto all’originale. I dettagli degli abiti ma anche il volto e soprattutto le mani sono definiti con maggior cura e incisione. Interessante anche la scelta di unire Pulcinella ad un altro simbolo di Napoli: il cornetto rosso! Attorno al busto della maschera corre infatti una corda alla quale sono legati tre bei cornetti che vivacizzano e caratterizzano l’oggetto.

La collezione Mokart e l’anonimo Pulcinella costituiscono una simpatica produzione che ben celebra la gioia del Carnevale italiano!